Serie «Monumenti»
Palazzo Madama
Non è né rara né superficiale l’attenzione che Corni rivolge a Palazzo Madama. E come per tanti altri suoi lavori, anche in questo caso è un innamoramento, una scintilla, a dare il via. Una scintilla ancora una volta dettata dal maestro Alfredo D’Andrade.
« Palazzo Madama, come tutte le Madame, conserva nel suo cuore molti segreti. Soltanto un uomo innamorato può sperare di aprire un cuore di pietra… oppure un archeologo restauratore. D’Andrade fu entrambe le cose: nel 1882 fu chiamato a restaurare Torino e se ne innamorò ».
È il 1884 quando D’Andrade entra nella commissione per il restauro del palazzo. Un Palazzo ricchissimo di sostrati e che nei secoli ha visto innumeri rimaneggiamenti e cambi di destinazione, fino a farne, nelle parole di Ernesto Pasquali su «La gazzetta del popolo» una sorta di manuale d’architettura a cielo aperto.
« Non è un palazzo, è una riunione di case sovrapposte; pare a momenti una basilica od un forte di montagna, pare un modello architettonico che riunisca in sé tutti i generi di architettura, tutte le forme edilizie dalle più semplici alle più complesse ».
Meno generoso era stato il generale napoleonico François Menou, che al suo arrivo a Torino nel 1800 si prepara a raderlo al suolo, giudicandolo «une vieille baraque».
« Fortunatamente fu fermato dal Bonaparte, che visto lo scalone di Juvarra lo liquidò: Sei tu, Menou, una vecchia baracca! ».
Un secolo dopo il suo maestro, sono gli anni Novanta del XX secolo, Corni ne ripercorre gli studi lungo tutte le plurisecolari stratificazioni da questi riscoperte e restituendocene le fasi di espansione. Facendoci insomma entrare una volta di più, con un po’ di china e un foglio di carta, nella storia attraverso la storia